Riflessione su Mt 17, 1-9
Sei giorni dopo
aver presentato le condizione per seguirlo, Gesù prende tre dei suoi discepoli
e sale su un alto monte. Il monte è molto significativo nel vangelo di Matteo. Questo
evangelista scrive ai giudei e pertanto la sua intenzione è sempre presentare
Gesù come il nuovo Mosè. Il monte nella Bibbia è un luogo privilegiato per
l’esperienza di Dio e specialmente in questo vangelo il monte è molto
menzionato perché è stato il punto di riferimento nei grandi avvenimenti della
vita e missione di Gesù. Dall’inizio della vita pubblica fino all’ascensione,
Matteo presenta 7 monti. Il numero 7, segno di pienezza e totalità, ci aiuta a
capire l’importanza di questo luogo nell’esperienza rivelatrice di Gesù come Figlio
amato.
Vogliamo
ricordare brevemente gli avvenimenti di questi monti per rafforzare ciò che
abbiamo detto prima: Il Monte delle
tentazione - durante le tentazioni, Gesù è portato su un monte altissimo
dove ha confermato la sua fedeltà al progetto del Padre (Mt 4,8s). Il Monte delle Beatitudini - quando Gesù fa
il discorso inaugurale del Regno di Dio, egli sale sul monte (Mt 5). Il Monte della preghiera - dopo la prima
moltiplicazione dei pane egli congeda la folla e sale sul monte, in disparte, a
pregare (14,23). Il Monte della
moltiplicazione dei pani – la situazione ricorda l’evento delle
Beatitudini, cioè, Gesù sale sul monte e lì si ferma e attorno a lui si raduna
molta folla (15,29s). Monte del Calvario
(27), Monte della Ascensione (28) e
nel capitolo 17 troviamo il Monte della
trasfigurazione. Vogliamo soffermaci su quest’ultimo.
Gesù prende con
sé alcuni discepoli e sale insieme su un alto monte. Secondo la tradizione
cristiana, questo monte si chiama Tabor. Là egli è trasfigurato davanti a loro.
Gesù fu trasfigurato davanti a loro e la bellezza di questa esperienza ha
trasfigurato il loro modo di vedere. Gesù ha mostrato loro un po’ della sua
gloria e la realtà futura della vita di coloro che lo seguono fedelmente. Egli invita
loro a fare l’esperienza “dell’Alto” perché possano vedere meglio e capire il
senso della sua consegna e il senso della loro partecipazione alla sua
missione.
La presenza di
Mosè e di Elia fa riferimento alla rivelazione nell’Antico Testamento. Questi
due parlavano con Gesù mostrando che non c’è rottura tra i loro insegnamenti e
gli insegnamenti di Gesù, anzi, una continuità. Ma secondo la voce uscita dalla
nube, è Gesù che ha l’autorità di insegnare e interpretare ciò che fu detto
dagli “Antenati”. Il Padre rende testimonianza al suo Figlio con affetto, e lo
presenta come punto di riferimento della nostra vita. Tutti siamo invitati ad
ascoltarlo. Ascoltare nella Bibbia è un verbo molto importante; esprime il
giusto atteggiamento dell’Ebreo pio di fronte alla Parola di Dio, assumendo
l’impegno di praticare ciò che ha sentito. Così ascoltare la parola è
intimamente correlato alla sua pratica.
Gesù è la
rivelazione massima di Dio. Nessun altro può rivelare Dio come egli fa. Veramente
Dio ha parlato ai nostri padri. Ma “in questi giorni” tutto ciò che Dio
continua a manifestare alla gente lo fa attraverso il suo Figlio Gesù. Anche
coloro che non conoscono Gesù ricevono la rivelazione di Dio per mezzo di lui.
In ogni fratello che loro sono capaci di aiutare possono trovare il proprio Cristo,
che si identifica con coloro che sono più bisognosi (cfr Mt 25,31-46). La
misura è l’amore/compassione. I loro gesti di compassione parlano di Cristo.
I discepoli
“avevano il desiderio di rimanere sulla montagna, ma una voce dal cielo li
invitò ad ascoltare e obbedire Gesù”. Dio ci invita spesso a fare esperienza
profonda della sua presenza come è successo ai discepoli sul monte, per
esempio, quando partecipiamo ad una celebrazione o a una giornata di preghiera
e così via. Esperienze come queste rafforzano la nostra fede e il nostro zelo
per l’opera di Dio. Naturalmente vogliamo che questa esperienza abbia lunga
durata. Ma il nostro cammino di fede è fatto tra “scalare il monte” (simbolo
del rapporto personale con Dio) e “scendere il monte” (simbolo della esperienza
di fraternità).
Ogni giorno siamo
invitati a sperimentare una trasfigurazione tramite l’ascolto e pratica della
Parola di Gesù. Questa esperienza ci fa recuperare “l’ascolto dell’interiorità
che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo” e ci aiuta anche
a riconoscerlo nei volti sfigurati di molti fratelli e sorelle intorno a noi ed
avere verso di loro gli stessi sentimenti e atteggiamenti di Gesù Cristo. “Ascoltare la sua parola ci dà la forza di
seguirlo fino alla fine”. Qui abbiamo il
modo giusto per rispondere alla proposta di vivere anche noi da “figli amati”
di Dio nel Figlio amato Gesù.
Fr Ndega
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