Riflessione su Sap 6, 12-16; 1 Tes 4, 13-18; Mt 25, 1-13
Dio si fa trovare
e si anticipa nell’incontro con noi. La sapienza è la sua ispirazione e questa è
accessibile a tutti, ma bisogna cercarla. Colui che cerca la sapienza mai sarà
deluso perché è stato cercato in anticipo. Il testo della prima lettura ci fa
ricordare un brano del profeta Isaia che dice: “Cercate il Signore mentre si fa
trovare, invocatelo mentre è vicino”. Dio realizzando un grande esodo verso l’essere
umano ha provocato l’esodo dell’essere umano verso di lui. La rivelazione di se
stesso è prima di tutto un movimento di Dio verso di noi e soltanto così è
stato possibile il nostro movimento verso di Lui. Su questo ci dice l’autore
Carlo Dallare che “un giorno può esserci data la grazia di scoprire che non
siamo noi ad aver raggiunto Dio per conoscerlo, ma che è stato lui ad averci
preceduto nell’incontro e averci messo in cammino”. Sant’ Agostino fa un
riferimento a questo quando fa parlare il Signore con queste parole: “Tu non mi
cercheresti se non mi avessi già trovato”.
La seconda
lettura è un richiamo a coltivare la speranza come una virtù che ci mette nella
via giusta verso la pienezza della nostra vita, vale a dire, trovare Dio faccia
a faccia. Così, l’esperienza della morte diventa inevitabile, prima di tutto,
non come una separazione ma come un incontro, non come una perdita ma come un
guadagno, non come disperazione ma come compimento della nostra speranza. Tutto
questo perché camminiamo verso ciò che ci aspetta e che non può essere
paragonato a nulla che si sperimenta su questa terra. Questo è ciò che Dio ha
preparato per coloro che lo amano e lo cercano con sincerità di cuore. Per
questo la vita cristiana deve essere vissuta “come un cammino, non un cammino
triste ma gioioso”, perché porta con sé i mezzi propri che ci fa sperimentare
in anticipo ciò che aspettiamo, l’incontro con colui che è già venuto a
trovarci.
Continuando la
nostra riflessione sulla realtà dell’incontro, vogliamo rivolgere la nostra
attenzione sul vangelo, che ci presenta una proposta concreta in questo senso.
Prima di tutto c’è uno sposo che deve arrivare ma non si sa l’ora; poi ci sono
dieci ragazze che con le loro lampade, aspettano l’opportunità per entrare con
lo sposo alla festa di nozze. Siccome il tempo dello sposo è diverso dal tempo
delle ragazze, loro si addormentano. Alcune tra di loro hanno agito
saggiamente, portando anche l’olio con sé. Alla fine, questo olio ha fatto
tutta la differenza perché è stato caparra di esito della attesa e segno
concreto di una scelta fatta con saggezza.
Questa parabola
delle ‘dieci vergini’ richiama la
nostra attenzione su un incontro prenotato in cui lo sposo, che è Cristo, si fa
trovare e aspetta di essere accolto bene. Egli è lo sposo che desidera molto
questo incontro e prende l’iniziativa di trovarci. Abbiamo la lampada della
fede per riconoscerlo e anche l’olio, cioè, i mezzi che mantengono questa fede,
ma non sempre ci rendiamo conto che questa fede può spegnersi per la mancanza
“d’olio” e portarci alla disperazione. Per ri-conoscere lo sposo bisogna
conoscerlo. Questo verbo indica relazione di intimità. Il desiderio dello sposo
è trovarsi con ciascuno di noi e vivere un rapporto profondo in cui egli si
offre totalmente. Qualche riserva in questo processo non viene mai da lui ma
dalla nostra capacità di prepararsi e coinvolgersi bene in questo incontro. L’
espressione ‘non vi conosco’ non è
una condanna ma nasconde questo grande desiderio, vale a dire, “voglio vivere
con te un rapporto profondo”.
Alla fine di
questa vita saremo giudicati sull’amore, cioè la fede dimostrata in opere. Il
rapporto con il Dio che ci ama necessariamente ci rimette agli altri. Colui che
vive per se stesso non riesce a conoscerlo. Proprio perché esiste una relazione
di intimità con Dio ha senso il grido-invito di andare incontro allo sposo. Non
cammina verso Dio chi ha cercato di vivere lontano da lui durante tutta la sua vita.
Nel nostro tempo ci sono offerte molte opportunità per avvicinarci a lui. Dio
sta aspettando per questo. Secondo S. Giovanni Calabria, “Dio non ha fretta, ha
tutta l’eternità davanti a sé”. Per sintonizzarsi con il suo cuore bisogna fare
della vita un costante ‘Kairòs’, cioè, tempo opportuno. Questo tempo è chiamato
“Oggi”. Ogni giorno Dio ci chiama a un salto di qualità, assumendo la
responsabilità delle scelte che facciamo. Come Dio sempre si anticipa per
trovarci, proviamo a non lasciare per domani ciò che deve essere fatto oggi.
Oggi è tempo di amare, perché siamo amati molto di più, oggi è tempo di
prendersi cura perché siamo curati da lui molto di più, oggi è tempo di
perdonare perché siamo perdonati di più, oggi è tempo di desiderare perché siamo
desiderati da lui molto di più, oggi è tempo di mettere più sforzo di andare
incontro a Cristo perché Egli ha voluto fare tutto fino all’estremo per
trovarci.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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