Riflessione
su Is 55, 6-9; Mt 20, 1-16
Dio ci sorprende sempre, chiamandoci ad avere un
rapporto profondo con lui che vuole insegnarci ad essere buoni come lui è buono.
Egli sa che portiamo nel cuore il desiderio profondo di dare un senso vero alla
nostra vita e per questo ci chiama a lavorare nella sua Opera (sua vigna). Chiamando
le persone, Dio si fa trovare, ma apprezza molto il nostro sforzo di cercarlo
perché “senza lo sforzo della ricerca è impossibile la gioia dell’incontro”.
Il profeta Isaia dice che Dio se fa trovare, è
vicino alla nostra realtà. Egli non rende difficile l’accesso dell’essere umano
a sé. Egli prende l’iniziativa di rivelarsi a noi per rendere conosciuto il suo
mistero invitando tutti alla comunione con sé (cf. DV 2). Per rispondere a
questa chiamata divina bisogna che riduciamo la distanza tra il nostro modo di
pensare e il suo, tra il suo modo d’agire e il nostro. La via che segue il
Signore è la via del perdono e della misericordia perché egli è il Dio di
misericordia che perdona largamente quando percepisce segni di conversione
dalla parte degli uomini. Solo la conversione alle “vie di Dio” ci fa raggiunge
in pienezza lo scopo della nostra vita.
Gesù paragona il Regno di Dio a un padrone di casa che
esce molte volte durante la giornata per prendere lavoratori per la sua vigna.
Si accorda con ciascuno un denaro al giorno, che corrisponde all’essenziale per
vivere con la loro famiglia durante la giornata. Alla fine, il padrone decide
che tutti devono ricevere la stessa paga, anche se sono arrivati nella vigna in
momenti diversi. Nella Sacra Scrittura, l’immagine della vigna è normalmente
usata per fare riferimento all’antico popolo dell’alleanza. È stato il proprio
Dio a piantare questa vigna e l’ha voluta fruttuosa. Alcune volte Gesù usa
questa immagine per ricordare alla gente la fedeltà di Dio lungo la storia e la
non corrispondenza dalla parte del suo popolo.
In questa parabola il padrone si rivela instancabile
nell’uscire e nel chiamare fino all’ultima ora. Tutte le persone chiamate erano
desiderosi di lavorare. Ci colpisce molto al sentire la frase detta dal padrone:
“andate anche voi nella vigna”. ‘Anche voi…’ vuol dire che il padrone offre una
opportunità a tutti, non ha una chiusura, anzi, un’apertura. Nella sua vigna ha
molti posti da lavorare e ha sempre bisogno di lavoratori. La stessa paga fatta
a tutti non è per merito ma perché il padrone è buono e “vuole fare delle sue
cose quello che vuole”. La sua giustizia segue una logica diversa dalla nostra,
vale a dire: la logica del dono, dell’amore. La sua giustizia è la sua bontà.
“Io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te”.
La gratuità e generosità di Dio è generatrice di vita e opportunità per tutti
perché sono suoi figli. Se i nostri criteri di azioni non seguono i criteri di
Dio diventano generatori di ingiustizia. Per Dio i criteri che definiscono una
paga giusta non è se la persona ha fatto molto o poco ma il semplice fatto di
essere persona, di avere figli da sfamare, di avere un progetto di vita da
sviluppare. La disuguaglianza tra la gente e collegata con la differenza di
opportunità. Questo ci fa riflettere sulla dura realtà della
mancanza di lavoro per un grande numero di persone a causa di un progetto di
sviluppo sociale che offre opportunità per alcuni e nega agli altri.
Dio invece offre
opportunità a tutti perché tutti sono suoi figli. Nella sua bontà Dio dona i
suoi doni a buoni e cattivi, a giusti e ingiusti. Invece di sentire invidia del
suo modo di fare, siamo invitati a fare lo stesso. Ci lamentiamo contro Dio
perché abbiamo difficoltà di riconoscere la sua generosità verso gli altri
mancando con la carità fraterna che ci porta a vedere nell’altro un fratello d’aiutare.
Per fortuna egli non fa la sua generosità dipendere dai nostri meriti.
Come ha
fatto quel padrone, così la Chiesa è chiamata “ad uscire” e affrontare le
diverse realtà umane portando il lieto annuncio del Regno che genera speranza specialmente
là dove a causa dell’ingiustizia, cresce la disuguaglianza e la disperazione.
Questa realtà ci invita a una generosità sempre maggiore della nostra vita come
ad esempio del proprio Dio che “dona se stesso senza chiedere
che gli restituiamo qualcosa. Egli viene in nostro soccorso ogni volta che lo
invochiamo. Egli Viene aiutarci nelle nostre debolezze. Il suo aiuto è segno
della sua vicinanza. Essere generosi con gli altri è riconoscere che Dio ci
custodisce con una generosità infinitamente maggiore”.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Mammola