quarta-feira, 11 de dezembro de 2024

SANTI E IMMACOLATI ANCHE NOI

 

Una riflessione a partire da Gn 3, 9-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1, 26-38




     La colpa originale introduce la morte nella vita dell’essere umano e davanti alla domanda “dove sei?” l’essere umano non sa cosa dire perché non è più al suo posto, che non si tratta di fisico, ma di condizione, cioè, non è più in Dio, non è più in comunione con lui. Prima era libero, ora è schiavo; prima sentiva gioia, ora sente solo paura e vergogna. Sono sentimenti che proviamo quando per il peccato rompiamo la comunione con Dio. Anche Dio prova un grande dispiacere con questa realtà. Ma non lascia che sia il male a dire l’ultima parola. Annuncia la vittoria della vita che passa attraverso il sì di una Donna, sua umile serva Maria. In lei ci vediamo meglio, poiché ci viene indicata la nostra vera e nobile vocazione, quella di essere santi e immacolati nell’amore, nella carità.

    I tempi messianici iniziano con uno invito alla gioia: “Rallegrati, piena di grazia!” Dire piena di grazia richiama anzitutto a un dono, vale a dire, Maria è stata ricolmata di grazia, cioè, è la creatura umana che Dio ha plasmata in modo perfetto e questa è la ragione della sua gioia: il dono che Dio le ha fatto. Nella sua umile serva, Dio offre a tutti il modello cui l’umanità è chiamata: “Ti lodo, ti rendo grazia, Signore, tu mi hai fatto come un prodigio” (Sl 139).

    Allo stesso tempo Maria rimane turbata, ma non ha paura. Ha soltanto il sacro timore dinanzi alla misteriosa realtà di Dio, “è il sentimento che invade tanto più la creatura quanto più essa è pura. Nella sua umiltà perfetta, Maria comprende tre cose: la grandezza della missione ricevuta, la gratuità del dono, la sproporzione tra la propria piccolezza e l’onnipotenza divina”. Ma si tratta di un’onnipotenza che si fa vicinanza e riempie di senso e di gioia la nostra quotidianità.

    La festa dell’Immacolata ci parla dell’innocenza assoluta di Maria come un mistero di gioia e di grazia al quale siamo chiamati anche noi. Ci sono alcune immagini che la Sacra Scrittura usa per parlare di questa realtà: Nell’Antico Testamento, per esempio, abbiamo l’espressione “vesti di salvezza”; nel Nuovo, si tratta dell’abito reso candido dal sangue dell’agnello. Maria prova questa realtà ancor prima della sua nascita. Anche noi la proviamo quando riceviamo il battesimo.

    Il Padre ha come battezzata Maria in anticipo nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo per presentarla tutta bella, tutta donata. Non tutta estranea alla nostra umanità, ma una di noi e ciò che siamo chiamati ad essere. Ecco perché il Concilium Vaticano II attraverso la Lumen Gentium la chiama di “Immagine della Chiesa realizzata”. Il nostro amore per la Madonna sostanzialmente si deve concretizzare nel desiderio di vivere profondamente il suo mistero, quello di essere tutta di Dio, tutta affidata a Lui, facendo del nostro cuore una piccola Nazareth e della nostra vita un pezzetto di terra in cui il seme del Verbo possa accadere serenamente, esservi accolto generosamente, germinare timidamente e fiorire in tutta la sua bellezza.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

 

Nenhum comentário: