Una riflessione a partire da Mc 14, 12-16. 20-26
È
con grande gioia e ringraziamento che siamo invitati a celebrare la solennità
del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. È proprio questo il significato della
parola Eucaristia: ringraziamento, rendimento di grazie. Questa festa ci
riporta al Giovedì santo, in cui si celebra l’istituzione dell’Eucaristia.
Siccome il clima di festa di quel giorno è limitato dal
contesto della passione, la Chiesa ci concede una seconda opportunità, di
esprimere con intensa gioia la nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo
nel pane e vino consacrati.
L’Eucaristia
parla di un Dio appassionato dell’essere umano; di un Dio che si fa dono, che
chiede di essere accolto e che ci chiama alla comunione con lui perché ci vuole
riempire della sua vita. Nell’incarnazione Egli si è fatto uomo proprio per
questo, “perché l'uomo si faccia come Dio”. Così, l’Eucaristia ha tre finalità
fondamentali nella nostra vita di discepoli: fa arrivare fino a noi l’incarnazione
in quanto ci colma di questo Dio che ci viene incontro per rimanere con noi; ci
nutre, in quanto alimenta in noi la vita divina, facendoci pregustare la vita
eterna; e infine, ci fa vedere sotto la specie
del pane e vino lo stesso Gesù
di Nazareth visto dagli apostoli.
Nell’Eucaristia,
che cosa Egli ci dona in
modo tutto speciale? Il suo corpo e il suo sangue. Che cosa indicano? Indicano la sua intera esistenza, la sua
vicenda umana, la sua gioia, il suo modo di stare nel mondo, le sue lacrime, le
sue passioni, la sua amicizia, la polvere delle strade dove lui ha camminato, la fedeltà fino allo
stremo e la vita che scaturisce dalla sua offerta. “Questo è il mio corpo,
questo è il mio sangue, questo sono io”. Vuole che prendiamo questo corpo e
questo sangue e li facciamo nostri affinché nelle nostre vene scorra il flusso
caldo della sua vita, che nel nostro
cuore metta radici il suo coraggio.
L’evangelista racconta
che Gesù celebra la pasqua con i suoi, cioè, usa il rito giudaico. Però, porta una grande novità: utilizzando il
rito della pasqua antica istituisce la nuova pasqua. Si tratta della “novità di
un Dio che non spezza nessuno, spezza sé stesso; non chiede sacrifici,
sacrifica sé stesso; non versa la sua ira, ma versa "sui molti" il
proprio sangue. L’Eucaristia parla della consegna che ci ha acquistato la vita.
Quindi, prefigura la resurrezione, mostrando il modo di agire di Dio: dentro la
sofferenza e la morte, Dio suscita vita.
Celebriamo il memoriale
della morte e risurrezione di Gesù. Memoriale non è un semplice ricordo. È un
ricordare vivendo, coinvolgendosi, diventando colui che celebriamo, come
afferma San Leone Magno: “partecipare al corpo e al sangue di Cristo non tende
ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo”. Che possiamo tutti
diventare ciò che riceviamo: anche noi corpo di Cristo. Si tratta non solo di
fare comunione ma diventare Eucaristia per la vita del mondo.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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