Riflessione a partire da Gn 14, 18-20; 1Cor 11, 23-26; Lc 9,11b-17
Il Concilio Vaticano II definisce
l’Eucaristia come “Sorgente e finalità di tutta la vita e missione della
Chiesa”. Le letture parlano della relazione che esiste tra Eucaristia e Vita,
tra il Pane che è Cristo e il pane che alimenta il corpo. Non è possibile
entrare in comunione con il Corpo del Signore senza vivere la fraternità, la
solidarietà e la condivisione.
La prima Lettura ci presenta la
figura del re e sacerdote Melchisedek, che offre pane e vino, benedicendo
Abramo nel nome del Signore. Questo sacerdote è considerato figura di Cristo
sommo ed eterno sacerdote. Anche se appartiene a un popolo diverso da quello di
Abramo, ha saputo accoglierlo, condividere, sentirsi fratello. Questa è
l'esperienza di fraternità che ogni Eucaristia ci fa vivere.
Nella seconda Lettura Paolo
racconta l’Istituzione dell’Eucaristia, facendo memoria del grande dono fatto
dal Signore mentre mangiava con i suoi in un clima di famiglia, di intimità, di
confidenza e di accoglienza. Tutti questi valori erano incompatibili con le
discordie e divisioni che la comunità di Corinto stava affrontando. Dobbiamo
stare attenti perché il nostro modo di comportarci nel quotidiano non sia una
negazione del Cristo che celebriamo e riceviamo nell’Eucaristia.
Nel Vangelo ci viene presentata la
moltiplicazione dei pani e dei pesci secondo Luca. Con il suo racconto,
l’evangelista ci spiega cosa significa ‘spezzare il pane’ nel giorno del
Signore. Quello che richiama la nostra attenzione all’inizio del brano è che
Gesù accoglie le folle e annuncia loro il Regno di Dio con parole e gesti. Le
parole di Gesù sono “la risposta di Dio al bisogno di pienezza che ognuno si
porta dentro”; e i suoi gesti agiscono per sanare, per guarire per donare vita
nuova.
Gesù condanna l’indifferenza dei
discepoli che gli consigliano di congedare la gente affinché provveda per
proprio conto a procurarsi il cibo. La risposta di Gesù: ‘Voi stessi date loro
da mangiare’ non indica soltanto dare qualcosa affinché il popolo possa
mangiare ma anche un darsi da fare, un mettere la propria vita in gioco, farsi
dono per gli altri, come Gesù fa. Così ogni persona che mangia Gesù diventa a
sua volta eucaristia, cioè, dono per gli altri. Il vero miracolo non è la moltiplicazione
ma la condivisione perché con Gesù non si impara a moltiplicare pani ma a
condividere con i fratelli quello che si ha e quello che si è.
Celebrare l’Eucaristia è accogliere Gesù ed
essere trasformati in colui che riceviamo. Questo ci fa superare ogni
indifferenza riguardo gli altri. Che senso avrebbe il condividere il pane
eucaristico in chiesa senza la disponibilità a condividere il pane materiale
nel quotidiano? “Attraverso la condivisione del pane si risolve il problema
della fame. Finché le persone trattengono i doni per sé, c’è l’ingiustizia e
c’è la fame; quando quello che si ha non si considera esclusivamente proprio ma
lo si condivide per moltiplicare l’azione creatrice del Padre si crea la
sazietà, si crea l'abbondanza”. Che la celebrazione del Corpo e il Sangue del
Signore ci motivi ad essere quello che siamo chiamati a vivere: “un solo corpo
veramente unito nel quale tutte le divisioni siano superate”.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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