Riflessione a partire da Atti 2,1-11; Rm 8, 8-17; Gv 14, 15-16. 23-26
Celebriamo la solennità di Pentecoste che all’inizio era
soltanto una festa cananea in cui si celebrava la festa della mietitura. Gli
ebrei l’hanno assunta come una occasione propizia per offrire a Dio le primizie
del raccolto; celebravano anche il dono della Legge a Mosè sul Sinai.
Per i
cristiani, Pentecoste è celebrazione della venuta dello Spirito Santo che fa
nascere la Chiesa aperta al mondo e quindi missionaria nella sua origine. Questa
solennità conferma che lo Spirito Santo è presente non solo nella Chiesa in
quanto Istituzione, ma dimora anche in ciascuno di noi, suoi membri. Egli è lo
Spirito di consolazione per coloro che sentono l’assenza fisica di Gesù. È lo
Spirito di forza per coloro che hanno bisogno di coraggio per testimoniare le
meraviglie di Dio.
Nel primo
brano, vediamo che durante un momento di preghiera, gli apostoli insieme con
Maria e le altre donne ricevono la Forza dall’alto promessa da Gesù. Proprio durante
la Pentecoste in cui i Giudei celebrano la consegna della Torah, Luca racconta
che all’improvviso, lo Spirito Santo scende consegnando i suoi doni. Dio fa così,
un nuovo patto con il nuovo popolo. Per i discepoli è stata una nuova
creazione. Le lingue di fuoco sono simbolo dell’amore per mezzo del quale lo
Spirito rinnova tutta la faccia della terra, facendo in modo che tutti i popoli
diventino un’unica famiglia.
“Lo Spirito di
Dio abita in voi”, ci dice San Paolo nella seconda Lettura. Ecco perché non
siamo sotto il dominio della carne, del male e del peccato. Ecco perché
possiamo piacere a Dio in ogni cosa. Abbiamo ricevuto uno spirito di libertà
che ci rende figli. Con i suoi suggerimenti nell’intimo del nostro essere, ci
fa vivere un rapporto filiale con Dio Abbà, Padre. È questo Spirito che ci fa
appartenere a Cristo come membra del suo corpo, accogliendo gli altri da
fratelli. Anche se siamo diversi tra noi, per mezzo di questo stesso Spirito formiamo
un’unità per il bene e l’edificazione di tutto il corpo di Cristo.
Gesù si
riferisce allo Spirito chiamandolo “un altro paraclito”. Ciò vuol dire che c’è
già stato un primo, vale a dire, lo stesso Gesù. E cosa voleva significare con
questa parola? Una volta si traduceva come Consolatore, ma vuol dire qualcosa
in più: significa anche Difensore, Protettore, Avvocato. Questa Forza, non ci
può mancare in nessun momento. Infatti è stata donata dall’alto per stare
sempre con noi; è una effusione costante alla comunità dei discepoli di Gesù.
Tramite questo dono siamo in grado di riconoscere la sua presenza in mezzo a noi.
Lo Spirito ci
viene donato perché possiamo rinascere e avere la forza di compiere meraviglie
nel nome di Gesù. È questo ciò che significa “appartenere a Cristo”, secondo
San Paolo. Se nell’avvenimento della Pentecoste lo Spirito Santo è sceso su ognuno
dei primi discepoli, egli ha continuato il suo lavoro nella vita di coloro che
hanno seguito e seguono Gesù per tutte le generazioni. Nel nostro caso, abbiamo
ricevuto questo Spirito fin dal nostro battesimo. L’accoglienza è personale, ma
questa esperienza è vissuta in comunità e per la comunità. In poche parole, “a ciascuno
è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”.
Ogni
battezzato porta lo Spirito dentro di sé, in vista di una grande opera. Anche se non lo percepiamo siamo guidati dallo Spirito Santo in ogni
momento. Egli ha ricevuto la missione di rimanere
con noi, per sempre. Se anche io non sono con Lui, Lui rimane con me. Se anche
lo dimenticassi, Lui non mi dimenticherà. Lo Spirito ha l’importante compito di
ricordarci tutto ciò che Gesù ha detto, e insegnarci ad applicarlo nella nostra
realtà così bisognosa di cambiamento. Quindi, non ci saranno nuove rivelazioni
ma un fare memoria di quello che dobbiamo vivere come discepoli di Gesù. Significa che non saremo in grado di compiere niente di buono se lo Spirito non ce lo suggerisce.
È tempo di
incarnare il vangelo per generare vita negli ambienti dove ci troviamo e non
saremo mai in grado di farlo senza l’aiuto dello Spirito, che sta al nostro
servizio ma che non può essere controllato da noi. È importante sottolineare che
lo Spirito non è mai invadente; anche se Egli soffia dove vuole, ha bisogno del
nostro permesso per intervenire nella nostra vita. Per questo, cerchiamo di
essere docili senza stancarci mai dei suoi gemiti, dei suoi suggerimenti, dei
suoi tocchi. Insomma, lasciamolo lavorare e prepariamoci per le sorprese di
Dio! Diciamo: Vieni Spirito Santo!
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