domingo, 26 de janeiro de 2025

OGGI LA PAROLA SI COMPIE NELLA NOSTRA VITA

 

Ne 8, 2-4. 5-6. 8-10; Sal 18; 1 Cor 12, 12-31; Lc 1, 1-4; 4, 14-21




 

    Abbiamo cantato: siamo qui sotto la stessa luce, sotto la sua croce (o davanti). Siamo qui con Lui perché Lui è qui con noi. Egli è morto ed è risorto per renderci persone nuove. Siamo qui per ascoltare la sua parola e sentirla rivolta proprio a noi oggi in questo momento della nostra storia, in questo percorso che stiamo facendo verso il giubileo dei giovani. Oggi la Parola si compie nella nostra vita.

    Siamo qui perché vogliamo essere teofilo: teo – Dio, filo – amico, cioè, amici di Dio.  Se hai un amico, ti piace sentire cosa ha da dirti? È così la nostra amicizia con Dio. Egli ha tanto da dirci e quando parla dimostra tutta la sua tenerezza nei nostri confronti. Da noi viene chiesto soltanto l’ascolto attento e rispettoso della sua parola, come è successo agli israeliti, i quali sono rinati come popolo dopo il lungo ascolto della Parola di Dio. La Parola crea identità e ci fa rinascere.

    Questo ascolto consapevole, attento e gioioso della Parola ci rinnova continuamente e ci lega gli uni agli altri come membra di un unico corpo. L’apostolo Paolo sottolinea l’interdipendenza delle membra all’interno dello stesso corpo e questo porta non soltanto a sentirsi parte ma anche a prendersi cura a vicenda, con un’attenzione particolare alle membra più deboli, agli ultimi. È così che si compie la profezia della Parola oggi nella nostra vita di discepoli.

    “Ogni parola rivela il cuore di chi parla proprio perché ne rivela l’apertura all’altro. Per questo ogni parola ha senso solo quando viene ascoltata”. Che senso ha la Parola per me se non l’ascolto? Dice Papa Francesco che “prima di poter parlare di Dio e con Dio, bisogna ascoltarlo”. Poi, è la potenza dello Spirito che fa in modo che si realizzi in noi e intorno a noi ciò che Dio dice, come è successo a Gesù, il quale si sente unto dallo Spirito per incarnare e mettere a frutto questa parola.

    Gesù proclamò a Nazareth un nuovo tempo, che richiama “la proclamazione di un giubileo, cioè, un tempo in cui le cose cambiano”. La parola giubileo viene da giubilo, gioia. Lui ci invita a rallegrarci e rallegrare gli altri, aprendoci alla novità del vangelo. Di che cosa parla questa novità? Ci parla della vicinanza di Dio ai poveri e emarginati della nostra società, della liberazione da tutto ciò che non ci permette di essere fraterni e liberi. Ci parla di una gioia che non si può acquistare se non con cambiamento di mentalità. Il giubileo che Gesù annuncia è di speranza perché parla della fedeltà di Dio e del nostro impegno nella realizzazione del suo sogno, quello di un’umanità totalmente rinnovata.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

sexta-feira, 10 de janeiro de 2025

LA NOSTRA RINASCITA IN CRISTO

 

Riflessione a partire da Lc 3, 15-16.21-22




 

    Celebriamo la festa del Battesimo del Signore, che segna la fine del Tempo di Natale e l’inizio del Tempo Ordinario. Se il battesimo di Gesù è l’inizio della sua vita pubblica, a partire da questa liturgia ci viene data l’opportunità di accompagnarlo nell’esercizio del suo ministero in Palestina. Questa è anche un'occasione per ricordare il nostro battesimo “e gli impegni assunti per noi dai nostri genitori e padrini al presentarci nella Chiesa per farci discepoli di Gesù”. È certo che il Battesimo ci ha liberato da tutti i mali, che sono i peccati, però con la grazia di Dio che ci viene da questo sacramento dobbiamo compiere tutto il bene. Viviamo da figli amati come Gesù e ci basta!

    All’inizio del vangelo, Luca afferma che “le persone si domandavano in cuor loro riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo”. E perché sono arrivati a questa conclusione? Semplicemente a causa dello stile di vita semplice di Giovanni, della sua testimonianza vera, della sua coerenza, del suo impegno nella preparazione di un popolo ben disposto per accogliere il messia. Giovanni era molto sincero e consapevole della sua identità. Questa era la ragione della sua credibilità davanti alla gente, così grande da essere ritenuto il Cristo. Potendo approfittare della situazione in suo favore, non l’ha fatto. La sua risposta alla gente è una grande lezione di umiltà, vale a dire: “Viene uno che è più forte di me… io non sono degno…”

    Quando Gesù parlerà di Giovanni, lo chiamerà “il più grande dei profeti”. La sua grandezza si è dimostrata nel riconoscere la grandezza del Signore e la superiorità del suo battesimo, cioè, con lo Spirito Santo e fuoco. Il battesimo di Giovanni, invece, era con acqua, una pratica penitenziale, attraverso la quale la gente veniva motivata a un percorso di conversione in vista dell’incontro con la misericordia di Dio e dell’accoglienza al Cristo ormai presente in mezzo a loro.

    Quello che ci sorprende è che anche Cristo entra nella fila dei peccatori che aspettano il loro turno per ricevere un battesimo di penitenza e conversione e questo fatto ha lasciato Giovanni sconvolto. Luca non parla dei dettagli dell’incontro tra i due, ma Matteo ribadisce che all’inizio, Giovanni rifiutò di battezzare Gesù perché si considerava una voce soltanto, indegno anche di chinarsi per sciogliere i lacci delle sue scarpe. Ma accetterà per l’insistenza di Gesù. Se Gesù non aveva bisogno di conversione, allora, perché è andato con i peccatori per essere battezzato?

    Per Gesù questa fu un’occasione per mostrarsi solidale con i peccatori, compiendo la profezia di Isaia:Egli è il servo del Signore umile e mite, che non disprezza nessuna traccia di bene e opera per la salvezza di tutti”. Allora, sin dal battesimo, vediamo come Gesù manifesta il suo essere misericordioso per il suo gesto di mescolarsi con i peccatori e coinvolgersi nel loro quotidiano. Con il suo gesto Gesù apprezza anche l’opera di Giovanni, confermando che veniva da Dio e che infatti Dio cerca un popolo ben disposto che torni a Lui con tutto il cuore.

    Dice il testo che dopo aver ricevuto il battesimo, Gesù si mette a pregare e in quel momento si apre il cielo e scende lo Spirito su di lui. Anche se Gesù è pieno dello Spirito Santo, si mette a pregare invocando questo dono. Ha voluto darci l’esempio in tutto. Più avanti, Egli motiverà anche i suoi a fare lo stesso, cioè, a chiedere lo Spirito in preghiera. In quello stesso momento la voce del Padre si fece sentire: “Tu sei il figlio mio, l’amato: in te mi sono compiaciuto”. Il Padre si compiace del Figlio perché fa la sua volontà, che è salvare i peccatori, ridonandoci la dignità di figli.  La presenza della Trinità segnala l’importanza di questo evento nella vita di ogni persona chiamata a rinascere, coinvolgendosi nella missione del Figlio e nella stessa comunione delle Persone divine.

    Dopo questa esperienza, Gesù si sente motivato dallo Spirito Santo a iniziare la sua opera di salvezza proponendo la grazia di una nuova nascita a tutti coloro che sono chiamati ad essere figli amati nel Figlio. Il battesimo che Gesù suggerisce è la capacità di partecipare alla sua stessa vita. Il segno distintivo che ci viene stampato, cioè, la nuova identità di figli di Dio non può essere spazzato via. Rimane per sempre! Ci è stato dato di accedere alla vita dell’Eterno. Questa nuova vita non è merito nostro, ma gratuità, dono di Cristo stesso e compimento della sua missione.

    È molto interessante il fatto che il Tempo del Natale comincia parlando della nascita di Cristo e finisce parlando della necessità di rinascere in Cristo. Infatti è proprio questo che proviamo con il gesto esteriore del battesimo: moriamo veramente al peccato, e sperimentiamo la risurrezione per una nuova vita in Cristo. Questo ci porta a contrapporre tutto ciò che va contro questa identità, contro la dignità di questa vita. Siamo fatti cristiani per fare la differenza in un mondo che si allontana sempre di più dalla proposta di vita predicata da Giovanni e incarnata da Gesù. Egli è la vera luce che illumina tutti. “Chi lo segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Siamo stati illuminati per illuminare. Quindi, a partire da lui, vivendo come figli amati, siamo chiamati a far conoscere sempre di più il progetto d’amore del Padre per tutti i suoi figli e figlie.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi