Riflessione a partire di Isa. 55, 1-11; 1Gv 5, 1-9; Mc 1, 7-11
La liturgia della Chiesa Cattolica oggi celebra la festa del Battesimo di
Gesù che segna la fine del Tempo di Natale e l’inizio del Tempo Ordinario. Se
il battesimo di Gesù è l’inizio della sua vita pubblica, a partire da questa
liturgia ci viene data l’opportunità di accompagnarlo nell’esercizio del suo
ministero in Palestina. Questa è anche un'occasione per ricordare il nostro
battesimo e rinnovare il nostro impegno cristiano, vivendo la vocazione di figli
amati di Dio, come Cristo.
Nella prima lettura, Isaia ci fa capire che esiste una sete e una fame
molto più profonde di quelle che sentiamo per l’acqua e il cibo materiale. Cerchiamo
senso, felicità, pienezza. Dio sa che ne abbiamo bisogno e per questo ci invita
a un incontro: “Cercate il Signore mentre si fa trovare”. Si mostra accessibile
per questo incontro e ci invita a cercarlo perché Egli è l’Unico in grado di
saziare i desideri più profondi che portiamo nel cuore. Così l’invito: “Venite
all’acqua! Mangiate gratuitamente!” diventa: “Venite a me!” Gesù porterà a
pieno compimento questa offerta gratuita e generosa di Dio facendosi cibo e
acqua viva per tutti; “dalla sua pienezza riceviamo grazia su grazia”.
“Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”. È la fede
in Gesù Cristo che ci rende forti e in grado di vincere ogni avversità che si
presenta nel nostro quotidiano. Questa fede l’abbiamo ricevuta nel nostro
battesimo attraverso cui siamo diventati “altri cristi”, cioè, siamo invitati a
vivere come Lui, continuando la sua opera per l’edificazione della Chiesa e la
salvezza dell'umanità. Perché la nostra fede sia efficace e feconda è
necessario che viviamo con coerenza il battesimo che abbiamo ricevuto, cioè, la
nostra identificazione con Cristo. Per questo Don Calabria invita: “La nostra
fede sia concreta, coerente! Nessun contrasto tra la fede che professiamo e la
condotta che abbiamo”. Ringraziamo Dio per il dono di poter condividere la sua stessa
vita.
Il vangelo è diviso in due parti: nella prima parte Giovanni parla di Gesù
e del battesimo con lo Spirito Santo che Lui ha portato al mondo (7-8) e nella
versione di Matteo, lo stesso Giovanni sperava di essere battezzato con questo
battesimo. La seconda parte racconta il momento in cui Gesù viene per essere battezzato
da Giovanni. Egli cambia i piani del Battista, viene in persona per essere
battezzato e si mette in coda con i peccatori.
È stato un momento sconcertante per Giovanni che si considerava una voce soltanto,
indegno anche di chinarsi per sciogliere i lacci dei suoi sandali. Ma alla fine
concorda con Gesù. Più avanti lo stesso Gesù riconoscerà la grandezza di
Giovanni mettendo la sua umiltà come esempio per tutti noi. Giovanni battezzava
il popolo con acqua come segno di conversione, ma Gesù non aveva bisogno di
conversione. Perché allora ha accettato di essere battezzato?
Per Gesù questa è stata un’occasione per mostrarsi solidale con i
peccatori, compiendo la profezia di Isaia: “Egli è il servo del
Signore umile e mite, che non disprezza nessuna traccia di bene e opera per la
salvezza di tutti”. Fin dal battesimo vediamo come Gesù manifesta il suo essere
misericordioso per il suo gesto di mescolarsi con i peccatori, coinvolgendosi nel
loro quotidiano. Con il suo gesto Gesù apprezza anche l’opera di Giovanni, confermando
che Dio cerca un popolo ben disposto, che torni a Lui con tutto il cuore.
Dice il brano che uscendo dall’ acqua, l’identità di Gesù viene confermata
con la discesa dello Spirito su di Lui e la testimonianza del Padre, vale a
dire: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in Te mi sono compiaciuto”. Il Padre si
compiace del Figlio perché fa la sua volontà, che è salvare i peccatori. Questa
voce sarà udita di nuovo nell’evento della trasfigurazione. Sulla montagna, il Padre
ha mostrato il suo amore per il Figlio invitando tutti ad ascoltarlo e vivere da
amati, come Lui. I due eventi sono un invito a coinvolgersi nella stessa
comunione che il Figlio prova con il Padre.
Dopo questa esperienza, Gesù si sente motivato dallo Spirito a iniziare la sua
opera di salvezza proponendo una nuova nascita a tutti coloro che sono chiamati
ad essere figli amati nel Figlio. Il battesimo che Gesù suggerisce è la
capacità di partecipare alla sua stessa vita. Il segno distintivo che ci viene
stampato, cioè la nuova identità di figli di Dio, non può essere spazzato via. Rimane
per sempre! Questa nuova vita è dono di Cristo stesso e compimento della sua
missione.
Attraverso questo segno esteriore moriamo veramente alla vita di peccato, e
sperimentiamo la risurrezione per una nuova vita in Cristo. Siamo stati
rigenerati e diventati “altri cristi” per fare la differenza in un mondo che si
allontana sempre di più dalla proposta di vita predicata da Giovanni e
incarnata da Gesù. Egli è la luce vera che illumina tutti. Chi lo segue non
camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Così, a partire da Lui la
nostra nuova condizione come figli amati è quella di contribuire a far
conoscere sempre di più il progetto d’amore del Padre per tutti i suoi figli.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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