sábado, 12 de abril de 2025

NELLE TUE MANI, O PADRE

 

Riflessione a partire di Lc 19, 28-40; Is 50, 4-7; Fl 2,6-11; Lc 22,14-23,56




 Stiamo iniziando la settimana più importante per le Comunità cristiane. Questa è la settimana che mette insieme gli avvenimenti centrali della nostra fede, narrando con molto simbolismo e profondità gli ultimi momenti di Gesù nella sua esistenza terrena e invitando alla contemplazione e al ringraziamento a motivo di tanto amore. Questa è anche un’opportunità per prendere sul serio la sequela di Cristo e lasciarci motivare dal suo esempio di fedeltà e decisione.

Abbiamo accompagnato la narrazione della entrata trionfante di Gesù a Gerusalemme per concludere la sua opera d’amore. La espressione della sua forza si trova nella mitezza e nell’umiltà. Infatti, egli non viene su un cavallo con arroganza e con un esercito potente come facevano i grandi generali quando entravano nelle città, ma viene su un puledro/asino, pieno di bontà e misericordia, così come è stata tutta la sua vita. Gesù è consapevole di ciò che gli accadrà ma non si lascia abbattere. La sua morte non sarà una fatalità ma il risultato di una missione profetica vissuta con fedeltà fino in fondo.  

Nella prima e nella seconda letture Gesù come Servo che nella sua identificazione con la condizione umana, si umilia, accetta di essere maltrattato e ucciso a causa della sua fedeltà a Dio. Il cammino di umiltà, dei piccoli gesti e l’opzione per ciò che è più insignificante nella società sono i segni autentici che identificano la vita di coloro che sono chiamati a continuare la sua opera di salvezza.    

La narrazione della passione inizia dicendo che Gesù ha tanto desiderato mangiare la pasqua con i suoi. La sua è una passione di amore e non c’è amore senza passione e senza desiderio. A tavola con i discepoli, prevedendo il tradimento di uno, il rinnegamento dell’altro e la fuga di tutti, Egli risponde con il gesto del pane spezzato in cui manifesta un traboccamento di amore e bontà nei loro confronti.

La distruzione del muro di inimicizia tra Erode e Pilato, il perdono per chi lo uccide e la promessa di vita per chi lo consola rivelano il quanto è vincitore colui che dona la sua vita per amore. Solo la persona che ama è in grado di donare la vita per la persona amata. La consegna dello Spirito nelle mani del Padre è una nuova testimonianza di comunione, di totale fiducia e abbandono alla sua volontà riempendo il mondo di speranza. Cristo ha fatto suoi i dolori di tutte le persone di tutti i tempi. Egli continua a soffrire in noi quando sperimentiamo il dolore e le prove nel nostro cammino. La sua risurrezione conferma che vale la pena aspettare una risposta del Padre il quale non abbandona mai coloro che si fidano di Lui.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi